Anche se di professione era tutt'altro, agente di commercio, la sua passione era tutta lì, nello stanzone che noi chiamavamo "l'antro del babbo", dove convivevano dovere e piacere: da una parte la sua scrivania, la macchina da scrivere e gli strumenti del suo mestiere, dall'altra mobili a cassetti, recuperati chissà dove, con pochi essenziali utensili manuali e poi viti, chiodi, prese, spine, pezzi di ferro arrugginiti, legni e legnetti di tutte le dimensioni, tutti accuratamente ordinati ed archiviati.
Una volta un amico, proprietario di una mongolfiera, mi chiamò una domenica mattina: doveva rifare urgentemente una cucitura per partecipare ad una manifestazione e gli serviva un grosso ago da tappezziere. Ovviamente, nell'antro del babbo, ce n'era una serie assoritita per forme e dimensioni. Chiunque avesse bisogno della cosa più strana per una riparazione si rivolgeva a lui, e raramente andava via a mani vuote.
Ricordo che una volta, mostrandomi tutto fiero un particolare di un antico fucile che lui aveva appena ricreato a forza di lima da un pezzo di ferro ed anticato con vari miscugli di acidi, mi disse: "Vedi, a me da più soddisfazione aver fatto questo pezzo che aver concluso una vendita eccezionale".
Le cose che di me più mi piacciono le ho riprese tutte da lui, la mia manualità, la voglia di sperimentare, la lettura vorace e troppo veloce, la passione per i mercatini dell'antiquariato, ma senza affatto disdegnare i robivecchi e perfino gli oggetti lasciati nelle discariche o fuori dei cassonetti, il non aver mai cercato la mia realizzazione nel lavoro, visto esclusivamente come una fonte di sopravvivenza, ma in una sfera intima, familiare ed anche manuale!
Babbo se n'è andato serenamente nel sonno 11 anni fà nella sua casa di campagna, il luogo che più amava, al termine di una giornata che aveva vissuto appieno facendo le cose che gli piacevano.
Tra le tante cose trovate nell'antro, un barattolo pieno di chiavi. Chiavi antiche e recenti, enormi e minuscole. Già diverse volte ero ricorsa al barattolo, ma la settimana scorsa, appena in un negozio ho visto un certo quadretto, mi sono detta: VAI!
Poi solo il giorno dopo, in un mercatino dove in genere non trovo MAI nulla, per banalità dell'offerta e assurdità dei prezzi, ecco la cornice: sporca, scollata, mezzo distrutta, ma PERFETTA !
Ovviamente al mercato del martedì ho trovato un minuscolo scampolo di stoffa che era stata tessuta appositamente ed aspettava proprio me.
Poi sono stati sufficienti un pò di caffè solubile, del filo di ferro, qualche chiodino, ed ecco il mio nuovo quadretto.
Attaccata alla chiave più grande, una targhetta.
Bellissima!
RispondiEliminaMa lo sai che sei proprio brava?
Il lavoro è bellissimo, e te l'ho già scritto...ma la targhetta è veramente dolcissima, non l'avevo notata dalla foto intera.
RispondiEliminaBrava,davvero.
Con tanto affetto
un abbraccio
Francesca
Grassie, grassie... ;) ;)
RispondiEliminaDani
Questo tuo post mi ha passata "da parte a parte " l'anima...perchè avrei potuto scriverne uno molto simile anche io...e leggendo il tuo ho percepito nel profondo quanto amore hai messo in quel meraviglioso quadretto.....
RispondiEliminaPoco tempo fa un carissimo amico di mio papà (che se n'è andato tantissimi anni fa...io ero ragazzina, e lui ragazzo....)mi fece il più bel complimento che mi sia mai stato fatto...: "più invecchi, più assomigli a tuo padre....".....
Un abbraccio
Tatti
STRAORDINARIO! DOMANI VADO A SEQUESTRARE UNA MANCIATA DI CHIAVI ARRUGGINITE AL MIO PAPI!!!
RispondiEliminaUN BACIO, ELENA.