mercoledì 3 marzo 2010

Semplicità volontaria


Per troppo tempo ho tristemente creduto di essere niente più che una casalinga frustrata, un filino nevrotica, molto squattrinata, che faceva carpiati tripli per tirare avanti  in maniera contemporaneamente dignitosa et risparmiosa.
Poi, improvvisamente, la rivelazione:  macchè frustrata, macchè taccagna: sono una DOWNSHIFTER !
Impressionate, ehhh??
Anch'io.
Allora, pare dico pare, che la mia nostra scelta  di abbandonare il lavoro 11 anni fa per crescere personalmente Claudia, col conseguente collasso dell'economia familiare nonchè lo sterminio dei miei neuroni, in effetti sia una cosa squisitamente trend ed anche parecchio cool !  ;)

Semplicità volontaria è la definizione italiana di downshifting, il movimento di pensiero che promuove la scelta  di ridurre volontariamente e consapevolmente  le ore dedicate alla propria attività professionale, in maniera tale da godere di maggiore tempo libero da dedicare a sè stessi, alla famiglia, ai propri interessi.
Ovviamente tutto ciò comporta un'altrettanto volontaria e consapevole riduzione delle entrate!
Il New Oxford Dictionary definisce il downshifting "scambiare una carriera economicamente soddisfacente con uno stile di vita meno faticoso e meno retribuito ma più gratificante".

Downshifters,  dunque, i duemila operai Fiat di Termini Imerese?
Downshifters tutte le donne che come me hanno inutilmente tentato di conciliare maternità e lavoro attraverso un part-time puntualmente negato?
Downshifters le migliaia e migliaia in mobilità, i  Co.Co.Co, i cassintegrati ?

Giuro!, condivido totalmente l'ideologia di base e trovo che sia bello, e sano, e giusto privilegiare finalmente  famiglia, sentimenti ed esigenze interiori  rispetto alla carriera ed alla soddisfazione dei bisogni indotti. Tant'è che è esattamente quello che ho scelto di fare da tempo.
Però, e perdonatemi il guizzo polemichino, parlare di volontaria riduzione di impegno lavorativo e di entrate in momenti in cui non c'è praticamente famiglia - iniziando dalla mia-  in cui non si soffra per un lavoro che si è perso, o che non si trova o che si ha paura di perdere, mi stride un pò.

Comunque, visto che la mia scelta fu "volontaria e consapevole", downshifter sono e downshifter rimango (e downshifter tornerei se dovessi scegliere di nuovo!).
E da adesso a chi mi chiede: E tu, cosa fai nella vita? , non dovrò più rispondere attingendo dal mio logoro repertorio "La Mamma" oppure "La casalinga creativa" o ancora "Niente di retribuito...".
L'orgogliosa risposta sarà  
"Sono una Downshifter!".

Ahhh, già mi sento  meglio...

18 commenti:

  1. E vabbeh! Come sei polemica! Qualcuno può scegliere mentre a qualcuno viene imposta questa semplicità e quindi non è più molto volontaria.
    E temo che tra un po' dovremo "semplicizzarci" ancora di più visto l'andazzo.
    Meglio prepararsi per tempo...

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  2. ma lo posso dire anche io che sono stata licenziata per fine appalto due anni fa proprio alla vigilia delle nozze che sono volontariamente semplice?

    però è vero che sono felice(anche se nella cacchetta)come non lo sono mai stata prima :)

    ciao bellezza
    rachela-poppy delle borse

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  3. mi inserisco anche io a pieno titolo tra le mamme che hanno voluto vedere crescere i propri bimbi... sacrificandosi un po'. per fortuna a me hanno concesso il part-time anche se poi la mia vita lavorativa ha avuto alti e bassi (lo stipendio invece ha sempre oscillato tra il basso e il bassissimo). peccato non poter essre in grado di conciliare. ci rimane sempre la speranza che le nostre bimbe vivano una situazione migliore!
    FEde

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  4. Io l'ho fatto per scelta (dapprincipio obbligata) quattro anni fa e ne sono felicissima!!!!!!!!!!!!!! Peccato non averlo fatto prima, quando la bimba era più piccola, per godermela appieno!
    I soldi sono pochini, ma basta evitare il superfluo e tornare un po' alla natura (leggi: orto). Ma perchè ho trascorso i miei migliori anni chiusa in un polveroso ufficio dove mi sono beccata tutte le allergie di questo mondo e mi sono mangiata tre quarti di fegato per i nervi passati lì dentro? Ma chi me l'ha fatto fare? Ora sì che vivo! Mi dedico alla casetta, alla famiglia e, soprattutto, ai miei millemila hobbies! Ed ho pure una cucciolotta adorabile di westie. Cosa voglio di più dalla vita? Fare sacrifici mi è molto più facile che mettere via qualche soldo con i nervi a fior di pelle e la lacrima facile! Stai su e goditi la vita. Un bacione, Gioia.

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  5. Dani, non si può commentare... hai già detto tutto. Post molto riflessivo ed interessante, tema che coinvolge sempre più donne mi rendo conto, me compresa.
    Bacio e buon weekend nell'incantevole semplicità della Vostra Toscana.

    Cristina

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  6. E' la solita etichetta anglofona che applicata così a casaccio in situazioni italiane magari disastrate pare un po' ridicola...io l'ho fatto 12 anni fa e sono contenta però la linea di confine non è solo poter arrivare alle fine del mese è lo spirito con cui si affronta la situazione, la differenza fra essere vittime o protagonisti: inventarsi una vita nuova o sentirsi solamente scippati delle vecchie abitudini.

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  7. Le vostre risposte mi hanno indotto ad ulteriori riflessioni: non è che quando lavoravo come una pazza in una azienda di moda non fossi frustrata e nevrotica: lo ero mooooolto di più, sempre a rincorrere i tempi atroci che la moda ti impone, con i campionari, la chiusura della stagione in corso ed il lancio della prossimatutto in contemporanea. Era una frustrazione diversa. E quando sei sul treno, fosse solo perchè hai meno tempo per pensare, non ti accorgi di quanto folle sia la corsa.
    Per fortuna sono scesa in tempo, per fortuna e grazie all'appoggio ed allo stipendio di mio marito, e questo mi ha consentito di godere di ogni attimo della crescita di Claudia. I tagli sono stati enormi ma, a parte la mancanza dei viaggi che non smette di dolermi, niente è stato vissuto come un trauma: abbiamo continuato ad avere abbondantemente più dell'essenziale, magari aguzzando un pò l'ingegno, il che è anche divertente. Mi sento e mi sono sentita quotidianamente una privilegiata; a volte mi perito ad esprimere questi sentimenti per rispetto di tutte le donne che vorrebbero più di ogni cosa al mondo stare con i figli o avere ritmi di vita più umani ma che sono costrette a passare la vita correndo e non vivendo, per mutui da pagare, o mariti che non ci sono, o impegni di qualsiasi natura.
    Però poi succede, come è successo da pochissimo in casa nostra, che l'unica fonte di reddito della famiglia sia messa in dubbio, e che il conservarla imponga sacrifici durissimi, come l'andarsene a lavorare a 300 km da casa. E che in quei momenti il famoso "secondo stipendio" avrebbe consentito di fare scelte meno dolorose e più serene. In quest'ottica ed in questo momento il parlare di dowshifting, come dice Extramamma, pare un pò ridicolo...
    Scusate.
    DaniVS

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  8. Ciao ho conosciuto questo termine leggendo : Adesso basta di Simone Perotti che come te , per sua scelta ha deciso di uscire dal sistema che ci vede criceti nella ruota del lavoro.Ho fatto questa scelta anche io chiedendo il part-time e non mi pento, anzi, certo vanno fatte delle rinunce ma si acquista tempo per vivere.
    Il perno e' avere la possibilità di scelta e chiaramente non subirla,anche se cio' in entrambe i casi mette in una posizione piu' precaria il reddito familiare ma prima o poi ci si accorge che la ricchezza non è nei soldi ma nel poter giocare coi propri figli, dedicarsi alle passioni,avere il tempo di cucinare in modo di sano,coltivare l'orto, di leggere un libro..................
    Mi e' piaciuto il tuo post, grazie ciao Nicoletta

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  9. Avete ragione tutte quante...e ogniuna ha la sua storia. Ma, se posso, da che parte stia il coraggio di fare una scelta, è molto soggettivo. Io 18 anni fa (avendo un lavoro in proprio avviato già da 5 anni e in crescita vertiginosa)scelsi di non mollare il lavoro, pur non avento aiuti da nonne nonni o parentato vario. E' stata dura e difficile, a volte sconfortante ed opprimente. I sensi di colpa erano sempre pronti ad aggredirmi, e a volte mi hanno rosicchiato irrimediabilmente pezzetti d'anima, ma tutto questo mi ha in qualche modo portata a "lavorare" davvero sulla qualità del tempo che passavo con mia figlia. Sono riuscita comunque ad essere una mamma presente, a farla crescere tenendola per mano, anche quando lei era all'asilo ed io in ufficio. Alla sera lei mi regalava disegni che ci ritraevano abbracciate, e io piccolissime piastrelle con cuoricini o dei mini libricini che confezionavo per lei. Era il nostro modo di stare insieme anche da lontano. Abbiamo anche viaggiato molto, e abbiamo ricordi splendidi di vacanze godute appieno. Oggi lei è una giovane donna, e sono molto fiera di lei, di come è cresciuta, di come ha assorbito e fatti suoi i principi che io e suo padre le abbiamo seminato dentro. Gli stessi principi che furono impiantati in me, cresciuta con una mamma e una nonna a casa, entrambe a mia disposizione (e dei miei fratelli) tutto il santo giorno. Sono orgogliosa del rapporto che abbiamo; siamo complici e amiche, pur mantenendo io il ruolo di madre e lei quello di figlia. E non ho mai visto la mia scelta come "o mia figlia o il lavoro". Mia figlia l'ho "scelta" nel momento in cui ho deciso di concepirla e ho iniziato ad amarla ancor prima. E questo a lei, l'ho fatto sentire da subito, quando ancora era solo nei miei pensieri. Sono in accordo con Extramamma : è lo spirito con cui si affrontano le situazioni, qualunque esse siano, e di qualsiasi scelta siano frutto.
    Un sorriso
    Tatti

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  10. Esiste una legge, la L53/2000 inerente le "Disposizioni per il sostegno della maternita' e della paternita', per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città" (la regione Toscana ne ha anche una simile a livello regionale che, se non ricordo male, è addirittura precedente a questa) che, se fosse applicata, eviterebbe tanti dei problemi che avete affrontato...se fosse applicata...

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  11. Posso fare la voce fuori dal coro, a costo di essere maltrattata, maciullata e massacrata di commenti-strida e urla?
    Che poi non è proprio fuori dal coro, perchè il senso è: benissimo che ognuno scelga della propria vita (certo, vale se si parla di scelta)...però non fatemi sentire un' arida persona se comincio a lavorare dalle 5 del mattino pur avendo una creatura.
    Anche perchè dalla mia ho, che nun tengo mai 'na lira !!!
    Però "io sono" grazie al lavoro e sarei una mamma peggiore, di quello che forse già sono, se mi dedicassi solo alla casa e alla famiglia.
    Qualcuno lo diceva, e non a torto: il giusto sta nel mezzo :-)
    Io per ora di "mezzo" ho solo l'altezza !!!
    Bacione, elenita°*°

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  12. Posso commentare anch'io che sono una downshifter non mamma e questa scelta non l'ho fatta io, ma i giornali che chiudono - sono giornalista free lance - le scuole che mi tagliano i corsi - sono docente in scuole private e costose, ma che pagano pochissimo - le aziende che mi chiedono di fare uffici stampa gratis.....sempre di più, mi trovo un sacco di tempo libero, senza pensione e senza un marito ceh mi mantenga. Il mio hobby più importante erano i viaggi, e quindi...Per anni ho lavorato dalle 10 del mattino alle 10 di sera, portando avanti progetti importanti, scrivendo, organizzando, brigando... Adesso ho tanto tempo e praticamente zero soldi. Ho ridotto drasticamente il mio tenore di vita e il tempo lo passo a cercare di reinventarmi un'identità lavorativa. Non mollo mai. Faccio finta sia un gioco, un'opportunità splendida che il destino mi offre. A 60 anni? Si, a 60 anni. Una downshifter datata. Pippetta

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  13. Io sono fuori del mondo del lavoro non per scelta, ma grazie alla "testina" del mio ex marito che ha brigato per far imputridire la mia preziosa laurea in un cassetto. Io che ho sempre avuto di esempi di donne lavoratrici ma mamme meravigliose, ottime cuoche e impareggiabili econome. Ma alla fine sono contenta di aver scoperto le mie abilità manuali, di non aver fatto morire quelle intellettuali, di essere stata la tassista, cuoca, insegnante, amica dei miei figli. A volte ho dei rimpianti, ma io con i miei figli mi diverto. E chi se ne frega se non ho la borsa trendy. Adoro di più fare qualcosa con le mie mani o ancora di più scovare in un negozio o una bancarella un"affare". Ho scoperto che si può vivere con poco, con fantasia.

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  14. bellissimo post... mi ha fatto riflettere molto oggi nel corso delle varie attività della giornata,ma credo che alla fin fine parecchio sta nella definizione di un "ruolo" e nell'avere una identità che ci dia valore, non so ma mi sembra che questa semplicità volontaria sia molto spesso declinata al femminile e troppo spesso il "volontario" si perda un po'( ho pensato a mia sorella che vive in Francia, realtà dove le donne lavorano e hanno anche, spesso, 2-3 figli, ma ci sono veri servizi di aiuto alla famiglia)... la mia voglia di vita più semplice è legata più alla ricerca di qualità della vita, mia e del Pianeta, e scopro ogni giorno di più il piacere del fare cose semplici ma anche utili, non nocive e meno costose... certo sono anche una "garantita" da uno stipendio sicuro e da un lavoro che mi dà molte soddisfazioni ( e ho avuto anche la fortuna di poter avere il part-time..)
    Insomma, tante belle riflessioni, ma ora ci vuole un bel post sulla festa (?!) della donna!, un abbraccio, da Giulia, dalle verdi colline della Valdichiana

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  15. ecco...io sempre fuori dalle "righe"....
    mai che riesca ad essere trend...o cold....
    va beh ....sara' per un'altra vita.
    pa

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  16. Ti capisco più che bene, VerdeSalvia,
    Secondo me un problema importante sia per gli uomini (che diciamoci la verità, hanno ancora meno possibilità di scelta di noi) che per le donne, è il PART TIME....se si rendesse più conveniente il part time per chi lo desidera, risolverebbe un bel pò di disoccupazione. Ma sai quante mamme, quanti uomini, quanti creativi, quanti studenti riuscirebbero a vivere, e Vivere veramente lavorando tutti e contemporaneamente fare quello che vogliono?
    Per esempio un lavoro per campare e uno che si ama!
    E ricordiamocelo che tutto questo può avvenire se uno ha una casa di proprietà!! Se si è in affitto (come noi) la vedo dura

    P.S. io sono fra quelli licenziati, mi arrangio con qualche mercatino e vendite fra conoscenti, inoltre passo molto tempo purtroppo a fare quasi da badante ai miei, ma nello stesso tempo non riesco più come facevo fino a tre anni fa a stare otto ore al giorno in una fabbrica o supermercato, dove c'è gente completamente diversa da me, e dover correre, ed essere in competizione per la sopravvivenza, SOFFOCO!
    quindi sto in una via di mezzo.
    Ma diciamoci la verità: se non ci fosse il mio ragazzo o se avessimo figli, non lo potrei fare!
    E non sapete quanto mi pesa, acnhe lui vorrebbe fare il downshifter, e magari studiare pianoforte con il suo maestro, visto che ha questo talento, ma stando a duecento chilometri di distanza tutta la settimana, e non trovando alternative, semplicemente non può..

    Ciao scusate le tante parole..
    Annarita

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  17. Ciao, sono capitata qui per caso ma non riesco a trattenere un commento anche se di solito non ne lascio nei blog che incontro.
    Ma questa storia del dowshifting.....io l'ho fatto, consapevolmente, qualche anno fa. Ciò, non sapevo che si chiamava così ma....vabbè.
    Tempo fa mi hanno detto di questo Perotti. Downshifting. Cioè lui ha fatto mesi di tournè,ogni giorno in un posto diverso per la promozione e poi tv e radio per questo libro che ha scritto di come mollare tutto. Non ho ben capito cosa ha mollato, mi pare che fa il manager come prima, ma di se stesso. Beh, bravo, comunque.
    Io ora ho molto tempo, non corro e parlo con la gente. Impiego ore per fare la spesa perchè chiacchiero con tutti e cammino piano. Non faccio tournè.
    Ho lasciato il lavoro.
    Poi ho lasciato pezzi di cuore, brandelli: la morte di mio padre.
    La mia famiglia, che non esiste più, mi ha lasciato.
    Ora sto lasciando il mio uomo.
    Mi pare più un down-shit.
    Magari è solo la vita. Dove sto andando a parare? Che ammiro voi mamme che avete scelto i vostri figli, e voi, quelle che avete scelto di dividervi tra lavoro e casa e penso che tutte fatichiamo quel che serve perchè ogni giorno costa fatica qualunque siano le scelte che abbiamo fatto. Se siamo stati onesti, se siamo stati sinceri e l'abbiamo fatto con il cuore, scegliendo sempre e non lasciandoci scegliere allora abbiamo fatto giusto anche se spesso ci sembra sbagliato.
    Shift o shit, down o up che sia, che lo chiamino come gli pare, in tournè, io lo chiamo vivere.
    A volte la vita è bellissima altre meno. Di sicuro costa fatica. Ma spero sempre che torni bellissima,anche quando lo sembra meno.

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  18. Da circa 4 mesi ho deciso di vivere in modo semplice e piu vicino alla natura, anche se vivo in città, ora che ho fatto questa scelta ho tanto tempo per prendere la bici ed andare al lago o al mare.. insieme alla mia compagna.. che ha accettato questo nuovo stile di vita. prima facevo lavori saltuari ed umilianti, ero sottomessa e mi sentivo male con me stessa. poi ho scoperto questo modo di vivere e ho iniziato a dedicarmi solo a quello che mi fa sentire me stessa e libera, e cioè le filosofie e pratiche orientali, sono buddista e insegno yoga, meditazione, massaggi, reiki...ho smesso di fumare, non vado piu ne al bar ne locali affollati, uso poco il cellulare, i vicini mi criticano dicono ma cosa fai a casa ?? non lavori? ma poi vedendoli con quelle facce musone e nervose mi rendo conto che sono proprio fortunata. e FELICE di questa scelta.. magari lo avessi saputo prima.

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Ermetici o lunghissimi, adoro i vostri commenti e cerco di rispondere a tutti!

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