giovedì 27 ottobre 2011

La quarantena

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Quaranta giorni o giù di lì senza postare.
Spero siate sopravvissute.

Non mi son mancati nè il tempo nè gli argomenti; ne avrei avute cose da scrivere, da dire, cose del mio genere, piccoli rantoli di creatività, trarre le fila dell'ultimo post sui sassolini, oppure robe successe sul Poggio, insomma le solite leggerissime inutili scemate.
Ma c'è un preciso motivo dietro alla mia assenza.

E' stato un silenzio di protesta.
Wikipedia si oscurata per tre giorni, io ho voluto al solito esagerare.
Nessuno poteva immaginare che dietro a questo cespuglio di salvia battesse un cuore alla Aung San Suu Kyi, ma alla fine il disgusto ha tracimato e non ce l'ho fatta più.
Ogni volta che ho pensato di scrivere su questo e su quello, prima ancora di aver formulato il pensiero mi ha congelato la certezza che son tutte solenni idiozie, pura aria fritta:  i premi, le liti, i sassolini ed i macigni, le followers ed i candy. Tutte stronzate, in confronto a quello che ci circonda.

Ecco, adesso anche il turpiloquio, dopo la depressione.
Controllate bene l'URL, ...si siete proprio su VerdeSalvia.
Ho anche pensato più volte di chiudere il blog, e l'idea non è ancora del tutto accantonata. Solo chi sa quanto teneramente ho amato il mio VerdeSalvia, quanto di bello ne ho tratto, potrà capire l'amarezza con cui vi partecipo questo mio pensiero.

Ve lo dico col cuore in mano,  non trovo giusto ridere e far ridere, nelle condizioni in cui ci siamo ridotti, in cui ci hanno ridotti. Sarebbe il caso di smettere di essere un paese di pulcinella, cui dai una pizza surgelata ed una serie televisiva e li puoi privare di qualsiasi dignità: presi dalla tv, dal cibo, dal calcio, non ce ne accorgeremo nemmeno.

Non ce accorgiamo.
Diciamo tutti 'che schifo,  ma basta, dovrebbero dimettersi etc.'
Cambierebbe qualcosa? Ne dubito, ne dubito fortemente. Ormai il danno è fatto.
Se ne sono andati la nostra economia, i nostri risparmi, la nostra dignità, il nostro senso morale, la coscienza di quello che è giusto e di cosa non lo è. E' entrata nella mentalità comune l'accezione di 'normalità', di 'accettabilità' per cose assolutamente disgustosamente riprovevoli.
Non va bene.

In tutto questo, nell'ondata di depressione, disgusto e sconforto che mi seppellisce, non ce l'ho fatta più ad esser giullare. Mi sarebbe sembrato di collaborare con chi  ci vuole distratti e vòlti da un'altra parte, per meglio rapinarci, e non sto parlando solo di vil denaro.
E' la dignità, il furto che mi brucia.
Ed è piombo, quello che ho dentro.

Sono ormai quasi vecchia, da sempre apolitica e soprattutto apartitica, chè provavo schifo 30 anni fa per individui che adesso nel paragone sarebbero da beatificare; son sempre stata una superficiale allegra farfallina,  mai avrei pensato di prendere simili posizioni.

Mi scuso con chi avrà letto questo post cercandovi l'usuale guizzo, l'ironia, la leggerezza: ben altro inchiostro ho nella mia penna da un pò di tempo.

Credo che dopotutto tornerò, spero anche che sarò nuovamente la solita Salvia. Ma stasera ho solo voluto farvi partecipi della mia tristezza.
Perdonatemi.



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